Hit Parade dell'industria chimica
di Dario Bressanini
[Le Scienze 427]
Nell’ultimo mezzo secolo la tecnologia
sembra aver rivoluzionato il mondo, ma la classifica dei prodotti chimici di
più largo consumo non è cambiata un gran che
La Chimica è stata il motore dello spettacolare progresso economico del XX
secolo. Se ci fosse qualche dubbio, alcune stime indicano che addirittura un
quarto del prodotto interno lordo di una nazione industrializzata dipende,
direttamente o indirettamente, dalla chimica, a cui sono legati moltissimi
settori industriali: fertilizzanti, materiali per l’edilizia, fibre
sintetiche, carburanti, vernici, prodotti farmaceutici, cosmetici... Come
testimonia il linguaggio quotidiano, la chimica pervade la nostra vita in
modi di cui non ci rendiamo quasi più conto: parliamo di “caffè
decaffeinato”, la pubblicità ci parla di “radicali liberi” o di “oli
poliinsaturi” e così via. Nomi come aspirina, nicotina, aspartame, acetone,
metano, vitamina C, polistirolo, diossina, CFC, acetilene, ammoniaca,
polietilene, acido lattico, saccarina, mentolo, sono diventati di uso così
comune che non sono più associati alla “chimica”, che nella mente di molti
purtroppo è considerata disciplina esoterica, inquinante e innaturale, tanto
che è ormai di moda additare l’industria chimica, e addirittura la chimica
tout-court, come la responsabile di ogni possibile nefandezza:
dall’inquinamento al cancro alle frodi alimentari. Ma cosa produce
l’industria chimica? Potremmo davvero farne a meno? È interessante vedere
l’elenco delle sostanze chimiche più prodotte. La tabella riporta i primi 20
prodotti chimici dell’industria statunitense nel 2000. La lista non
comprende però minerali che non richiedono ulteriore trasformazione, quale
il cloruro di sodio ,il comune sale da cucina, e neppure prodotti
dell’industria petrolifera quali l’etano o il butano.
Tabella
1: fonte Chemistry &
Engineering News
Classifica 2000 |
Prodotto chimico |
Produzione mil. tonn. |
1 |
Acido solforico |
39.62 |
2 |
Etilene |
25.15 |
3 |
Ossido di calcio |
20.12 |
4 |
Acido fosforico |
16.16 |
5 |
Ammoniaca |
15.03 |
6 |
Propilene |
14.45 |
7 |
Cloro |
12.01 |
8 |
Idrossido di sodio |
10.99 |
9 |
Carbonato di sodio |
10.21 |
10 |
1,2-Dicloroetano |
9.92 |
11 |
MTBE |
9.09 |
12 |
Acido nitrico |
7.99 |
13 |
Nitrato d’ammonio |
7.49 |
14 |
Urea |
6.96 |
15 |
Etilbenzene |
5.97 |
16 |
Stirene |
5.41 |
17 |
Acido cloridrico |
4.34 |
18 |
Ossido di etilene |
3.87 |
19 |
Isopropilbenzene |
3.74 |
20 |
Solfato d’ammonio |
2.60 |
Come si vede, in cima alla lista, escludendo i prodotti petroliferi,
troviamo l’acido solforico, con quasi 40 milioni di tonnellate all’anno.
Questo acido ha moltissimi usi, ma più del 60 per cento dell’intera
produzione è utilizzato per produrre fertilizzanti. Anche un altro acido
della lista, l’acido nitrico, viene principalmente utilizzato per produrre
fertilizzanti, e in misura minore esplosivi. Ma non è finita qui: anche
altri prodotti nella top 20 sono utilizzati per produrre fertilizzanti:
urea, solfato d’ammonio, nitrato d’ammonio, ammoniaca e acido fosforico.
L’ossido di calcio, terzo in classifica, è utilizzato per produrre materiali
per l’edilizia, vetri e acciai. Altre sostanze, come il carbonato di sodio,
l’idrossido di sodio o l’acido cloridrico sono dei tuttofare, in vendita
anche al supermercato, ma sono fondamentali per produrre carta, vetro e
saponi. L’altra grande famiglia di prodotti è quella utilizzata
dall’industria delle materie plastiche e fibre sintetiche: a partire dal
secondo classificato, l’etilene, passando per il propilene, il dicloroetano,
l’etilbenzere, lo stirene e l’isopropilbenzene. È interessante notare che
nessun prodotto chimico della lista proviene da risorse rinnovabili. Questa
è la lista relativa al 2000, ma sarebbe cambiato poco se avessimo preso la
produzione di dieci anni prima. L’industria chimica ormai è alla base di
ogni prodotto ed è talmente consolidata che i cambiamenti avvengono di
solito molto lentamente. Bisogna risalire agli anni quaranta per trovare una
lista sostanzialmente diversa, dove non era ancora presente la famiglia dei
precursori delle materie plastiche e delle fibre sintetiche. C’è però
un’eccezione, il numero undici: il metilterbutiletere o MTBE, che nel 1970
era al trentanovesimo posto. A cosa è dovuta questa spettacolare ascesa?
Negli anni settanta l’agenzia per la protezione dell’ambiente americana, l’EPA,
decise di iniziare a sostituire la benzina al piombo con quella senza piombo
per ridurre l’inquinamento. Il composto incriminato, il piombo-tetraetile,
utilizzato come additivo della benzina per aumentare il numero di ottani,
doveva essere sostituito con un altro additivo, mantenendo inalterato il
numero di ottani. Alcuni composti aromatici già presenti naturalmente nelle
benzine, come benzene e toluene, possono aumentare il numero di ottani, ma
sono altamente tossici e il loro uso come additivi avrebbe semplicemente
cambiato il tipo di inquinamento. Gli additivi suggeriti dall’EPA e da
alcuni gruppi ecologisti furono composti ossigenati come alcoli quali
l’alcol etilico o eteri, come l’MTBE. Nel 1990 il Clean Air Act rese
obbligatorio l’uso dell’MTBE in molti Stati e in molte aree urbane al fine
di ridurre l’emissione di CO e di composti organici volatili incombusti.
Vennero costruiti impianti appositi per la produzione su larga scala
dell’MTBE, facendone l’astro nascente dell’industria chimica. La produzione
crebbe, anno dopo anno, di pari passo con la qualità dell’aria di molte zone
metropolitane degli Stati Uniti. Grazie all’MTBE, e nonostante un aumento
del traffico, l’inquinamento dal 1995 al 1999 è sceso del 17 per cento.
Alcune nazioni europee usano i composti aromatici invece dell’MTBE per
aumentare il numero di ottani, anche se le cose dovrebbero migliorare con
l’adozione delle nuore direttive UE. Prima di correre a comperare azioni di
aziende produttrici di MTBE e meglio che sentiate il resto della storia.
L’MTBE è estremamente solubile in acqua e se la benzina viene rovesciata a
terra il composto può filtrare nelle falde sotterranee. In alcuni Stati
americani vennero trovate tracce di MTBE nei depositi d’acqua sotterranea,
anche se con livelli di contaminazione ben al di sotto della soglia di
guardia stabilita dall’EPA, a sua volta 20.000 volte più bassa della soglia
considerata tossica. Nel 2000 il presidente Clinton ha quindi deciso di
eliminarlo dalle benzine, su indicazione dell’EPA che, ironia della sorte,
ne aveva spinto l’adozione dieci anni prima. Questo significa che presto la
produzione di MTBE comincerà a calare, e presumibilmente aumenterà la
produzione di quello che sembra essere il suo sostituto probabile: l’alcol
etilico. Ormai la chimica ha un posto insostituibile nella vita di ogni
giorno: ci nutre, ci veste, fornisce i materiali per le nostre case, il
carburante per le nostre automobili e la carta per i libri e le riviste che
leggiamo. Ha un’impatto economico e sociale superiore a quello di altre
scienze, come ad esempio la Fisica, che però godono di maggior “buona
stampa” e migliore divulgazione. La prossima volta che sentite qualcuno
parlar male della Chimica, ricordatevi di questa lista.